giovedì 22 gennaio 2009

la trincea

colgo l'occasione prestata da Gio per invitare tutti a spendere qualche minuto in più sull'omicidio di Stanislav Markelov e di Anastasia Babulova avvenuto a Mosca il 19 gennaio 2009




da "La Repubblica" del 21 Gennaio 2009


"Quei giornalisti coraggio che sognano un' altra Russia"


" MOSCA - Nella trincea del coraggio che si chiama Novaja Gazeta, il giornale di Anna Politkovskaja e, purtroppo, di Anastasia Babulova da lunedì non c' è spazio per le lacrime, almeno, non adesso. Bisogna preparare a tambur battente il numero speciale dedicato all' assassinio dell' avvocato Stanislav Markelov, il difensore dei ceceni, e di Anastasia Baburova, la stagista che aveva appena cominciato a lavorare scegliendo il terreno giornalistico più insidioso, quello di indagatrice di un mondo oscuro, inquietante, razzista, xenofobo, con protezioni misteriose: la multiforme e letale galassia della destra ultranazionalista. Bisogna reagire da «persone forti, che non si lasciano intimidire», dice un reporter mentre si affretta verso la sala delle riunioni, «dobbiamo soltanto essere fedeli a noi stessi, alla nostra quotidiana lotta contro le sopraffazioni, le ingiustizie, la corruzione, la violenza, il razzismo». Come? Lavorando. Continuando a scrivere. A denunciare: «Noi stiamo lavorando su temi scottanti, siamo consapevoli dei rischi», dice Sergej Sokolov, uno dei vicedirettori. Lo sapeva anche Anastasia. E Anna Politkovskaja, uccisa il 7 ottobre del 2006. La prima, ferma, dignitosa risposta è il giornale in edicola oggi, invece che domani. Con una copertina "forte", drammatica. Una grande foto che mostra il cadavere dell' avvocato Markelov, le macchie di sangue sulla neve rimaste anche ieri. E un titolo che è una dichiarazione d' intenti: "La paura non c' è". Lo spiega l' occhiello: "Gli assassini non hanno paura perché sanno che non saranno puniti. Ma anche le loro vittime non hanno paura. Perché quando difendi gli altri smetti di aver paura". Noi restiamo qui. Noi sfidiamo i nemici della democrazia, della giustizia. La trincea non solo sa difendersi, sa come reagire. Ha già pronta infatti la seconda risposta, approvata dallo stesso Gorbaciov che è uno degli azionisti: da oggi il bisettimanale diventa trisettimanale. Più inchieste. Più articoli che smascherano la corruzione e gli intrighi del Palazzo, che raccontano cosa succede nel Paese, che ascoltano chi è rimasto senza lavoro, che documentano lo sfascio dell' industria, i pasticci della finanza. Centoventicinquemila copie, un milione di lettori. Appena entri in redazione, al secondo piano di un palazzo anni Sessanta di Potapovskij pereulok, al numero 3, in Cistie Prudi, un quartiere centralissimo della vecchia Mosca: scalcinate rampe di scale, muri slabbrati, sensazione di abbandono. Non ci si può non fermare davanti al tavolino ricoperto da un drappo nero in segno di lutto, sistemato sulla sinistra, oltre l' ingresso: sul tavolo, la foto in bianco e nero di Anastasia - com' era bella e com' è dolce il suo sguardo; quella a colori di Stanislav, paladino dei deboli e di ogni minoranza, il volto di un ragazzo idealista, aveva appena 34 anni; e due telegrammi. Leggiamo. Uno arriva da Igor Sciogolev, ministro delle telecomunicazioni e dei mass media. Indirizzato a Dmitri Andreevic Muratov, il direttore. Scrive il ministro: «Vogliate gradire le sincere condoglianze in relazione alla tragica morte di Anastasia Bubarova vittima di un reato sfacciato. Purtroppo la vita di un giornalista è sempre in pericolo perché fa parte delle sue mansioni professionali dire la verità anche se queste verità risultano spiacevoli per certe persone. Spero che il colpevole della morte di Anastasia sia catturato al più presto». L' altro telegramma è stato dettato dalla città siberiana di Tomsk. L' hanno inviato i genitori di Igor Domnikov, il primo giornalista di Novaja Gazeta ucciso per le sue inchieste. Lo ammazzarono a martellate nove anni fa. Sono le sobrie condoglianze di chi ha già vissuto il dolore e la fatica di vivere in un mondo dove dire la verità, o cercare di dirla, significa aspettarsi qualcuno che ti picchierà a sangue o ti farà fuori. Come dire: non dimentichiamo. Non dimenticate. Ci si sente a disagio nel camminare lungo un corridoio e i suoi fantasmi - a sinistra le stanzette dei redattori, una è quella di Anna Politkovskaja, rimasta come l' ultimo giorno di lavoro: il computer, una foto, qualche cartella, un fiore. Chissà dove lavorava Anastasia, quale era la sua scrivania, quale il computer che utilizzava, quale parete fissava per perdersi nel suo vuoto e fantasticare, e immaginare il futuro magari cambiato grazie anche ai suoi articoli. Aveva compiuto 25 anni il 30 novembre. «Era molto timida, anzi no, riservata», ricorda uno dei vicedirettori, Nuszar Mikeladzr. Era di Sebastopoli, poi aveva deciso di trasferirsi in Russia, sognava di diventare la nuova Politkovskaja, era una militante di sinistra, vicina all' ex partito socialdemocratico, come l' avvocato Markelov che conosceva da qualche anno. Con lui aveva spesso denunciato scandali ambientali, o denunciato le efferate violenze della destra ultraradicale, o i soprusi nella Cecenia del presidente Kadyrov insediato da Putin. Era sposata, portava sempre una bandana sulla fronte e il suo "chiodo", il giubbotto di pelle. «In realtà, era sempre molto disponibile, aiutava sempre tutti, anche gli sconosciuti», dice Daria Klimenko che lavora al giornale web www.vz.ru, dove ogni tanto scriveva anche Anastasia. In fondo al corridoio della redazione di Novaja Gazeta, c' è una sorta di salone rotondo, la "piazza" su cui si affacciano gli uffici dei dirigenti. Su una colonna, la targa che ricorda Anna: "la cambieremo. Aggiungeremo il nome di Anastasia. Era molto brava, non correggevamo mai i suoi pezzi", ricorda Nadezdha Prusenkova, la portavoce del giornale".

LEONARDO COEN
da "La Repubblica" del 21 Gennaio 2009

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