venerdì 17 aprile 2009

pura rappresentazione

Minuscolo parco in una stringata pausa pranzo da lavoro,
tagli di stipendio da risolvere con un panino,
da riconoscere, in fondo un problema di poca rilevanza.
Poi siamo fortunati stiamo qui, insieme, stiamo parlando.
A lamentarci,
di cosa, infine?
Lo sappiamo bene quanto vale tutto questo, no?!
No. Siamo mentirosi,
e se pure intelligenti ci bendiamo gli occhi, continuamente.
Mi azzardo a domandare qualcosa,
ma le risposte non ci sono,
e noi ci accontentiamo che ci vengano negate.

P.S.: Quanti uomini liberi conosciamo?
P.S.S: http://www.youtube.com/watch?v=vkFPNZ4369E

lunedì 13 aprile 2009

post crisis 2

Il pensiero lungo di Berlinguer … che bella cosa.

Ci si chiede un pensiero lungo ora, uno famelico e acuto insomma.
Proprio a noi che siamo autori di una generazione fatta di pensierini.

Proviamo a mettere un annuncio sui cassonetti o i suoi pali della luce :
pensiero lungo cercasi.

Bisognera’ lavorare a lungo sui quei banconi dei bar prima di uscire in strada con qualcosa da dire, e con il modo giusto per dirlo, con i tempi lenti dello sguardo e del pensiero lungo.

Buon lavoro a tutti.

Luca

domenica 12 aprile 2009

Post crisis

Il fiume scorre e la corrente ci trascina a valle. Il tempo: una valigia dove ogni abito è un pensiero, piegato. Un pensiero breve.

Berlinguer parlava del pensiero lungo. Di un pensiero che trascende il tempo. Un pensiero che racconta una, tante storie, come quelle che pubblicate qui. Un pensiero acuto, che dai dettagli ricostruisca i contorni delle cose. Un pensiero famelico, affamato di una fame antica, affamato di carne vera, genuina, grondante di proteine. Di vitamine, di sostanza. Se ci manca l’appetito, quando mai ci sazieremo?

Un attimo di concentrazione, questo è il mio post. Necessito ancora della vostra attenzione. Vorrei dirottarla ancora verso la valigia, la valigia di cartone che contiene un mondo. Da svuotare e riempire di uno nuovo, un mondo post crisi economica, post crisi energetica, post crisi ambientale, post crisi culturale. Post crisis.

Vorrei che fossimo più vicini, che ci parlassimo ogni sera, dopo il lavoro, davanti al bancone di un bar. Vorrei che le nostre braccia penzoloni cominciassero a sudare. Che ci scambiassimo sguardi di curiosità. Che lavorassimo insieme. Con il pensiero rivolto al futuro, futuro, futuro (che parola stimolante!).


No, non vogliono essere solo parole. Sono un pensiero lungo. Rivolto a voi, ragazzi.

davide