martedì 24 febbraio 2009
Violette
Stordito dalle secrezioni alla violetta di centinaia di migliaia di geyser impazziti mi rifugiai al riparo dal tran tran della strada imboccando lo spiraglio tra il portone ed il suo telaio mentre una signora alto borghese in tailleur e cappellino si apprestava a mettere i suoi tacchetti da otto centimetri sui luridi marciapiedi della città accompagnata nell’impresa dai suoi due ridicolmente acconciati chiwawa a pelo corto. L’androne del palazzo, degno proscenio di rifugi marmorizzati dai pendagli di boemia, si sviluppava in un lungo corridoio tutto specchi e moquette vinaccia. Dal tentennamento che si impossessò del mio piede destro nel poggiarsi sul soffice pavimento mi resi conto che avrei fatto meglio a trovarmi rapidamente un solido appoggio prima di stramazzare a terra colpito da nausee e conati.
Mi accostai alla mia sinistra alla porta oblò-dotata del portiere e quando constatai la sua puntuale assenza, raccogliendo le mie residue energie, la forzai manomettendo la serratura ed entrando nella piccola dépendance in penombra. Feci appena in tempo a sbottonarmi il colletto della camicia prima di abbandonarmi esanime sulla sedia imbottita, provvidenziale nel sostenere le mie membra inermi. E così, chiusi gli occhi, iniziai a sognare …
venerdì 20 febbraio 2009
macherazzadiincuboèquesto?
E festeggiamo! Da lunedì l’Italia è più forte e unita di prima. Finalmente anche la Sardegna ha aderito al progetto dell’ex FORZA ITALIA e dopo il progetto di un ponte per avvicinare la Sicilia ad Arcore, ora aspettiamoci un’altra boutade, che ne so, una Tav tra la Versilia e la Costa Smeralda, per esempio.
Ma prima o poi accadrà l'inverosimile!, l’Italia sarà “commissariata dalla Commissione Europea”, e finalmente si cambierà aria: un presidente del consiglio svedese, ministro degli esteri francese, economia a un tedesco, istruzione danese, interni ad uno spagnolo, salute all'Olanda … ed i nostri amati politici spediti in esilio a Guantanamo ospiti di Obama per un corso di recupero in democrazia partecipata. Yes, we can!
sabato 14 febbraio 2009
Dove siete finiti?
E se dovessimo perdere Saviano perderemmo uno dei pochi simboli viventi del coraggio di credere nei nostri desideri, diritti, ideali. Pensate a lui non solo richiamando le sue pagine scritte, ma facendo un piccolo sforzo, proiettatevi al suo prossimo romanzo, alla sua prossima sfida a viso aperto, alla sua prossima scomunica. Non possiamo permetterci di perdere una mente come la sua, una mente come la nostra, una mente come quella di una ragazzo del ’79 …
Pensateci, nel nostro paese il silenzio è contagioso, il coraggio no.
lunedì 9 febbraio 2009
mercoledì 4 febbraio 2009
quando il bambino era bambino
quando il bambino era bambino, non sapeva d'essere un bambino. per lui tutto aveva un'anima, e tutte le anime erano tutt'uno.
quando il bambino era bambino, su niente aveva un'opinione. non aveva abitudini. sedeva spesso a gambe incrociate, e di colpo sgusciava via. aveva un vortice tra i capelli, e non faceva facce da fotografo.
quando il bambino era bambino, era l'epoca di queste domande: perché io sono io, e perché non sei tu? perché sono qui, e perché non sono lí? quando é cominciato il tempo, e dove finisce lo spazio? la vita sotto il sole, é forse solo un sogno? non é solo l'apparenza di un mondo davanti a un mondo, quello che vedo, sento e odoro? c'é veramente il male? é gente veramente cattiva? come puó essere che io, che sono io, non c'ero prima di diventare? e che un giorno io, che sono io, non saró piú quello che sono?
quando il bambino era bambino, per nutrirsi gli bastavano pane e mela, ed é ancora cosí.
quando il bambino era bambino, le bacche gli cadevano in mano, come solo le bacche sanno cadere. ed é ancora cosí. le noci fresche gli raspavano la lingua, ed é ancora cosí. a ogni monte, sentiva nostalgia di una montagna ancora piú alta, e in ogni cittá, sentiva nostalgia di una cittá ancora piú grande. e questo, é ancora cosí. sulla cima di un albero, prendeva le ciliegie tutto euforico, com'é ancora oggi. aveva timore davanti ad ogni estraneo, e continua ad averne. aspettava la prima neve, e continua ad aspettarla.
quando il bambino era bambino, lanciava contro l'albero un bastone, come fosse una lancia. e ancora continua a vibrare.
L'angelo Damiel, ne "Il cielo sopra Berlino", di Wim Wenders