sabato 10 gennaio 2009

Cosa rappresenta per me. Dalla domanda di un’amica l’occasione per sganciare la prima zavorra.

Un progetto, forse. Quello che tu chiami “finalmente un progetto” con tutte le esclamazioni del caso. E’ una reazione intellettuale, per ora, al “reazionismo intellettuale” diffuso. No, non si tratta di una chiacchierata tra amici, o di una seduta psicoanalitica di gruppo, se è questo che temi. Ti ricordi la mia festa di compleanno? L’idea di cogliere l’occasione per stimolare la libera espressione artistica? Non so tu ma a suo tempo sono rimasto colpito della reazione di chi ha partecipato … e mi ha stimolato una serie di pensieri concatenati sul rapporto tra libertà di espressione e repressione indotta, condotta cioè a livello subcosciente. Sulla sensazione di isolamento che viviamo, oggi, che siamo volenti o nolenti “cittadini del mondo”, “soci” di una società che ha delle dinamiche di sviluppo e di controllo dello sviluppo. Il blog, come obiettivo minimo, è uno strumento che può contribuire a creare un ambiente sociale (anche se solo virtuale) più aperto orizzontalmente. Sono convinto che alla base di una ricostruzione culturale ci deve essere una ricostruzione sociale, di un sentimento sociale favorevole. Ovviamente non troppo condizionato da una linea editoriale. Ed è per questo che dopo averlo aperto, dopo i due post di avvio, ho fatto un passo indietro e ho lasciato a tutti la possibilità di editare, di creare. Di fare cultura, ripercorrendo strade che con l’inserimento nel mondo del produrre molti di noi stanno lentamente abbandonando. Non è più un mio blog dal momento in cui altri scriveranno. Il mio finisce qui, spero tanto che tu ne faccia parte, apertamente, e che altri che non conosco ti seguano.

davide

1 commento:

  1. Complimenti per il nome! ASANISIMASA che mi raccomando va sussurrato non declamato! Che significa? Bò e chi lo sà! Ma capire è sempre una limitazione. é bello che tutto quello che noi scriveremo e leggeremo e poi vivremo magari, cada sotto il segno di questa specie di abracadabra per i perduti. Scperamo che 'sta magia ci recuperi a tutti!
    E pure il luogo - la zattera - mi sembra puntuale. Non solo perché da il senso della precarietà, del ridicolo (che fa sempre bene) e del naufragio da cui ci sentiamo avvolti ma per il senso di gruppo che ce sta sotto. A teatro da noi, per avere coscienza dello spazio e dei suoi equilibri da rispettare si fa l'esercizietto della zattera: siamo tutti su una zattera - il palco - e ci muoviamo ma muovendoci dobbiamo distribuirci nello spazio in modo tale da non fare ribaltare la zattera. e così se uno crea un vuoto l'altro lo riempie e viceversa. Né tutti da una parte né tutti dall'altra. E questo aumenta la sensibilità che abbiamo degli altri, ci fa scoprire che abbiamo occhi anche dietro le spalle e ci fa sentire molto meno soli. ASANISIMASA!

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